In Italia la fecondazione in vitro è sicura
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  • 3 Dicembre, 2012

Le moderne tecniche selezionano gli spermatozoi più sani

ROMA– Nel nostro Paese la fecondazione in vitro è sicura e gli alti livelli qualitativi delle tecniche utilizzate escludono l’aumento di malformazioni congenite. Sono le rassicurazioni del prof. Ermanno Greco, direttore del Centro di Medicina della Riproduzione dello European Hospital di Roma (grecoe@hotmail.it) alla recente notizia del New England Journal of Medicine, su un possibile aumento di malformazioni congenite legate a procedure di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). «I dati riportati dalla rivista su circa 6mila bambini sono completamente in disaccordo con quelli raccolti negli ultimi quattro anni dal nostro Registro Nazionale e che riguardano più di 24mila nascite – sottolinea Greco – in cui la frequenza di malformazioni congenite non ha superato l’1,1% rispetto all’8/9% riportato nello studio». Quest’ultimo, condotto dall’Università di Adelaide (Australia), ha messo a confronto le probabilità di difetti di nascita per i trattamenti più comuni come fecondazione in vitro, iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo e induzione dell’ovulazione. La comunità scientifica internazionale è concorde nel dire che le cause delle malformazioni congenite possono essere molteplici, prima fra tutte l’età della donna e l’ infertilità maschile, ma anche i farmaci utilizzati nella stimolazione ormonale della donna e le gravidanze multiple. «In Italia sicuramente si presta molto più attenzione al fattore maschile – aggiunge lo specialista – e spesso il partner viene sottoposto a terapie mediche in grado di trattare le alterazioni del Dna dello spermatozoo». Inoltre vi è sempre una maggiore utilizzazione di tecniche di iperselezione degli spermatozoi (IMSI), che consentono una scelta più sicura dello spermatozoo da iniettare all’interno dell’ovocita nelle tecniche ICSI. Il ricorso a procedure di analisi della costituzione cromosomica degli embrioni (PGS) consente, inoltre, di trasferire all’interno dell’utero della donna solo embrioni cromosomicamente sani, aumentando non solo la sicurezza ma anche la possibilità di successo delle metodiche di fecondazione assistita. In tal senso, conclude Greco, «sarebbe un grave errore estraniare la figura dell’andrologo dai centri di PMA, considerando che oggi in Italia almeno l’80% delle procedure di fecondazione assistita vengono effettuate tramite iniezione diretta dello spermatozoo all’interno dell’ovocita (ICSI), procedura che bypassa i naturali sistemi di selezione e che quindi richiede una perfetta valutazione del gamete maschile».

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