Coppie in attesa per nuovo test non su embrioni
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  • 29 Febbraio, 2012

Roma, 29 feb. (Adnkronos Salute) – Sono già molte le coppie italiane in attesa di sottoporsi alla diagnosi genetica pre-concepimento, effettuata sugli ovociti e non sugli embrioni per scoprire eventuali malattie genetiche a trasmissione materna prima della nascita e nel pieno rispetto della legge 40. Ad assicurarlo è Ermanno Greco, direttore responsabile Medicina della riproduzione all’European Hospital di Roma, la struttura dove la nuova tecnica – messa a punto dal biologo molecolare Francesco Fiorentino – è stata applicata su una coppia. “Sono già numerosissimi – assicura Greco – gli aspiranti genitori che sperano di sottoporsi al più presto alla nuova metodica”.
Evitando così patologie monogeniche “come talassemia e fibrosi cistica”, nonché i numerosi “viaggi all’estero a cui tantissime coppie si sottopongono per arginare i limiti imposti dalla legge 40”. La tecnica messa a punto nel laboratorio capitolino Genoma in realtà consente di diagnosticare tutti i tipi di malattie genetiche e cromosomiche, ma a sola trasmissione materna. “Da un’indagine condotta da Fiorentino prima che in Italia venisse adottata la legge 40 – puntualizza tuttavia Greco – emerge che, su un totale di ben 1.000 casi, il 95% delle coppie che richiedeva la diagnosi pre-impianto avrebbe potuto servirsi di questa tecnica evitando così test sugli embrioni”.
E questo non solo “perché la maggior parte delle volte la trasmissione della patologia avviene per via materna”, ma anche perché “se entrambi gli aspiranti genitori sono portatori del gene ‘difettoso’ – precisa Greco – basta selezionare l’ovocita sano per evitare la trasmissione della malattia”. Senza contare, inoltre, “che eticamente si tratta di una tecnica impeccabile – afferma Greco – perché si agisce prima della formazione dell’embrione”. E anche se le nuove linee guida sulla legge 40 dovessero cancellare il veto posto alla diagnosi pre-impianto, “questa metodica – assicura l’esperto – resta applicabile perché consente di ‘risolvere il problema’ a monte. Ovvero si scelgono gli ovuli sani evitando che l’embrione che si andrà a formare, nasca con problemi”.
Inoltre “è una tecnica meno invasiva – aggiunge Greco – poiché con la diagnosi pre-impianto vengono comunque prelevate due cellule dall’embrione”. La coppia che ha sperimentato per prima la diagnosi genetica pre-concepimento è già al terzo mese di gravidanza. “Avevano già avuto un bebè prima che venisse approvata la legge 40 – racconta il camice bianco – ma subito dopo il provvedimento varato dal Centrodestra si erano recati all’estero per ben tre volte per avere un altro figlio, fallendo ogni tentativo”. La diagnosi pre-impianto, per questa coppia, appariva una scelta obbligata, perché la donna soffre della malattia di Charcot-Marie-Tooth, una sindrome neurologica ereditaria. Poi il tentativo, stavolta approdato a un successo, nel Centro di medicina e biologia della riproduzione dell’European Hospital di Roma.

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