Sindrome di Klinefelter e rischi per il nascituro
TORNA INDIETRO

Sindrome di Klinefelter e rischi per il nascituro

  • 6 Novembre, 2017

Lo studio del Professor Ermanno Greco indaga sul possibile aumento dell’incidenza di aneuploidie in figli di padri affetti da Sindrome di Klinefelter e sull’utilizzo di spermatozoi congelati
Le aneuploidie cromosomiche sono aberrazioni del numero di cromosomi che possono dividersi in autosomiche, nel caso in cui il cromosoma in più o in meno riguardi i cromosomi non sessuali, e sessuali, nel caso in cui invece l’aberrazione riguardi i cromosomi X e Y.
Tra le aneuploidie sessuali ritroviamo la Sindrome di Klinefelter, caratterizzata da un cariotipo 47,XXY.
Gli individui con sindrome di Klinefelter sono quasi sempre affetti da azoospermia non ostruttiva (NOA), patologia che compromette la spermatogenesi e la fuoriuscita degli spermatozoi nel liquido seminale.

Un ostacolo ormai superato…

A seguito della nascita di nuove tecniche applicabili alla ICSI – quali TESE e microTESE – anche i soggetti affetti da sindrome di Klinefelter possono avere figli.
In questi casi è prevista una biopsia testicolare, attraverso la quale vengono estratti i pochi spermatozoi disponibili da utilizzare duranti i cicli di ICSI.

…e uno ancora da superare

L’applicazione della PGD, ovvero la diagnosi genetica pre-impianto, sembrerebbe essere necessaria nei casi in cui il padre sia affetto da sindrome di Klinefelter in assenza di mosaicismo. L’argomento è stato ampiamente discusso e approfondito: tuttavia, i diversi studi condotti in parallelo sembrerebbero dare esiti opposti.
In taluni casi le ricerche hanno dimostrato come nei pazienti con sindrome di Klinefelter gli spermatogoni –cellule germinali più indifferenziate dalle quali si formano gli spermatozoi – siano capaci di completare la spermatogenesi. Al termine del processo di maturazione dello spermatozoo, però, lo stesso ha mostrato un’elevata frequenza di aneuploidie, sia sessuali che autosomiche, in particolare legate alle trisomie 18 e 21. In questi casi, quindi, si renderebbe necessaria una PGD prima di procedere con l’impianto.
Altri studi, invece, hanno mostrato come in pazienti Klinefelter non-mosaici si formino spermatozoi euploidi, grazie ad una spermatogenesi focale. Quest’ultima interesserebbe solo cellule germinali euploidi, portando quindi alla formazione di spermatozoi con un normale numero di cromosomi. In queste circostanze il rischio di ottenere uno spermatozoo aneuploide sarebbe uguale a quello della popolazione mondiale. Di conseguenza, la PGD in questi pazienti non risulterebbe necessaria.

Uno studio chiarificatore

Lo scopo dello studio condotto dal Professor Greco e dai suoi collaboratori è duplice.
Da un lato, la ricerca tende a valutare se sia necessario condurre una PGD in embrioni ottenuti da una ICSI di pazienti affetti da Sindrome di Klinefelter in assenza di mosaicismo.
La struttura dello studio, inoltre, rende possibile osservare eventuali differenze presenti tra spermatozoi freschi, utilizzati in una ICSI subito dopo la loro estrazione via TESE, e spermatozoi congelati ed impiegati successivamente.

Il campione analizzato

Sono state selezionate 26 coppie, divise in due gruppi.
All’interno del primo gruppo, composto da 10 coppie, sono stati utilizzati spermatozoi freschi per effettuare la ICSI. I partner maschili, tutti affetti dalla sindrome di Klinefelter, presentano un’età media di 34.8 anni (SD 1.7), mentre le partner femminili di 33.6 anni (SD 3.8).
Nel secondo gruppo, invece, composto da 16 coppie, sono stati utilizzati spermatozoi crioconservati, estratti precedentemente grazie a tecniche quali TESE o microTESE. Anche in questo caso i partner maschili sono tutti affetti da sindrome di Klinefelter, e hanno un’età media di 33.0 anni (SD 2.75), mentre le femminili di 33.7 anni (SD 1.9).

Le procedure effettuate

Gli spermatozoi sono stati estratti da 15 pazienti diversi, tramite l’utilizzo di TESE (in 14 pazienti) e microTESE (in 1 paziente). Dopodiché, a seguito della stimolazione ovarica, sono stati effettuati 26 cicli di ICSI. Infine, 16 embrioni sono stati impiantati, di cui 8 crioconservati e 8 appena ottenuti dalle biopsie sopracitate.
I test statistici utilizzati sono stati lo Student’s t-test per l’età, e il Fisher per misurare l’attendibilità dei risultati clinici, oltre alle potenziali differenze fra i due gruppi.

I risultati

Con questo studio il Professor Greco ed i suoi collaboratori hanno mostrato come i 16 bambini nati presentino tutti un genotipo euploide e siano sani.
Inoltre, avendo impiantato 8 embrioni ottenuti da spermatozoi crioconservati e 8 ottenuti da spermatozoi freschi, lo studio sembrerebbe anche mostrare come la crioconservazione non influisca negativamente sull’euploidia del nascituro.
Tuttavia, considerata l’esistenza di ricerche precedente in cui i risultati sembrerebbero diversi, il team di analisi sottolinea come siano necessarie ulteriori indagini.
Pertanto, anche se le evidenze di questo studio non ritengano la PGD indispensabile, il suggerimento è quello di continuare a consigliarla ai futuri genitori e di fornire ai pazienti tutte le informazioni necessarie, così che siano in grado di decidere autonomamente, secondo la loro volontà.

Tags :