Preservazione della fertilità femminile
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Preservazione della fertilità femminile

  • 20 Febbraio, 2018

Grazie alla tecnica di vitrificazione ovocitaria è oggi possibile congelare i tuoi ovociti o perché non hai ancora un progetto riproduttivo (social freezing) o per motivi oncologici (oncofreezing).
Grazie alle moderne tecniche di congelamento ed in particolare alla tecnica di vitrificazione è oggi possibile congelare  e conservare a lungo i propri gameti (spermatozoi ed ovociti) per preservare la propria fertilità sia per motivi sociali che in iatrogeni (es. malattie oncologiche).

Preservazione della fertilità dalle ragioni sociali a quelle mediche

La richiesta di preservazione della fertilità sia per ragioni sociali che mediche  da parte della società è aumentata ultimamente.

Preservazione della fertilità per motivi sociali:

Negli ultimi anni si è osservato un ritardo della maternità per motivi sociali.
Nei paesi industrializzati le donne sono fortemente impegnate nella propria realizzazione professionale per cui il progetto di formare una famiglia viene posticipato fino a quando il percorso professionale è consolidato e ci si può permettere il lusso di avere figli.
Contrariamente agli uomini la riserva ovarica nella donna diminuisce progressivamente con l’età  in modo tale che raggiunti i 35 anni resta all’incirca un decimo della quantità ovocitaria iniziale.
Oltre la quantità diminuisce anche la qualità ovocitaria cosicché le possibilità di gestazione iniziano ad abbassarsi man mano che si avanza con l’età.
Queste possibilità vengono condizionate dalla riserva ovarica originaria e da fattori genetici, ambientali e tossici ai quali la donna sarà esposta durante la sua vita.
Di conseguenza si consiglia di realizzare la preservazione della fertilità quando la riserva ovarica è adeguata, generalmente fino ai 35-37 anni.

Preservazione della Fertilità

Il trattamento oncologico potrebbe influire sulla futura fertilità?

I progressi nella diagnosi e nel trattamento del cancro, sia in età infantile che adulta, hanno fatto registrare nel tempo notevoli incrementi della sopravvivenza e la guarigione dei pazienti affetti da tumori.
Il trattamento dei tumori  quali chemioterapia, radioterapia oppure la  chirurgia riduttiva nelle donne può provocare un’alterazione della funzione ovarica risultante in una infertilità relativa oppure totale.
L’infertilità totale è irreversibile e viene definita insufficienza ovarica prematura (Premature Ovarian Failure) o più semplicemente menopausa precoce.
Nell’ovaio tale danno può dipendere da vari fattori come l’età della donna, il tipo di chemio terapici utilizzati, la quantità complessiva di farmaco somministrato e la condizione iniziale della riserva ovarica.
Visto il potenziale impatto negativo sulla fertilità,  è importante sapere che ci sono possibilità di preservare la fertilità prima di iniziare il trattamento oncologico.

malattie benigne dell’apparato riproduttivoLa preservazione della fertilità va fatta solo in caso di patologia oncologica?

La  preservazione della fertilità non dovrebbe essere riservata esclusivamente alle donne portatrici di tumori maligni.
Può essere indicata per le malattie non tumorali, quando si rendono necessarie cure che mettono a rischio la funzione riproduttiva, come ad esempio il trapianto  di midollo osseo.
Anche in malattie benigne dell’apparato riproduttivo, come endometriosi ovarica ricorrente o cisti mucinose ovariche ricorrenti, si potrebbe ricorrere alla preservazione della fertilità prima della chirurgia riduttiva.

Quali sono le mie opzioni?

Diverse opzioni sono oggi disponibili per preservare la fertilità quali la crioconservazione di ovociti, crioconservazione di embrioni  e la crioconservazione di tessuto ovarico.

La crioconservazione degli ovociti

Oltre ad essere  una tecnica molto comune nell’ambito della riproduzione assistita è anche la tecnica di prima scelta nella preservazione della fertilità nelle donne adulte.
Comporta una stimolazione ovarica con ulteriore  prelievo ovocitario.
Le limitazioni al congelamento sono la necessità di attendere un periodo di 2-3 settimane prima della chemioterapia o dell’intervento chirurgico necessari per la stimolazione ovarica.
Gli ovociti prelevati poi vengono congelati tramite una tecnica chiamata vitrificazione che garantisce per le donne giovani, le percentuali di sopravvivenza, di fecondazione e d’impianto  sovrapponibili a quelle degli embrioni congelati.
Al momento del loro utilizzo, che può avvenire anche dopo molti anni, gli ovociti sopravvissuti allo scongelamento potranno essere inseminati mediante la tecnica ICSI con ulteriore trasferimento di embrioni nell’utero materno.
E’ importante considerare  che, durante la stimolazione, si va incontro ad elevati livelli di estradiolo e questo potrebbe rappresentare un problema quando i tumori sono ormono-dipendenti.
Studi recenti hanno dimostrato che non ci sia un peggioramento del rischio in queste classi di pazienti oppure rischio di ricorrenza della malattia a breve termine,  con l’utilizzo di  specifici protocolli di stimolazione ovarica che mantengono  minima l’esposizione agli estrogeni circolanti.

Crioconservazione tessuto Ovarico

Tessuto ovarico

La crioconservazione di tessuto ovarico

Rappresenta una tecnica meno diffusa ed è ancora in fase sperimentale per quanto riguarda il raggiungimento della gravidanza.
Il tessuto ovarico destinato alla crioconservazione viene prelevato nel corso di un intervento laparoscopico.
Il tessuto ovarico prelevato è suddiviso in numerosi, piccoli frammenti che vengono immediatamente congelati, e crio-conservati fino al momento dell’impiego.
Le procedure utilizzate per prelevare, congelare e scongelare il tessuto ovarico portano quasi sempre a un danneggiamento dei suoi componenti (ovociti soprattutto); questi danni tendono a limitare la ripresa funzionale del tessuto e la persistenza della funzione ovarica per tempi lunghi.
Un altro aspetto da considerare è rappresentato dalla possibilità di trapiantare alla persona guarita anche cellule neoplastiche eventualmente contenute nei frammenti ovarici prelevati.
Il tessuto ovarico scongelato preferibilmente verrà trapiantato per via laparoscopica alla stessa persona ed in sede ovarica originaria (l’autotrapianto ortotopico).
L’auto-trapianto ortotopico del tessuto ovarico scongelato può anche fare ottenere un concepimento spontaneo senza il ricorso a tecniche di fecondazione in vitro: ma queste ultime sono spesso necessarie.
Nel mondo fino ad oggi sono nati 24 bambini  con l’uso di questa metodica e successivo ricorso alle tecniche di riproduzione assistita.
Sono stati però riportati un paio di casi di concepimenti naturali seguiti al trapianto orto topico di tessuto ovarico crio-conservato.

Crioconservazione embrioni

Crioconservazione degli embrioni

La crioconservazione degli embrioni

Alla luce della legge 40 in Italia la crioconservazione degli embrioni è limitata,  essendo impiegata solo in casi particolari e non trova sbocco nei casi di preservazione della fertilità.

Tags :

  • diagnosi femminile
  • infertilità femminile