Fecondazione in vitro eterologa: in Italia alte percentuali di successo
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Fecondazione in vitro eterologa: in Italia alte percentuali di successo

  • 11 Maggio, 2016

Fecondazione in vitro eterologa: possibile oggi anche in Italia con elevate percentuali di successo

Di seguito un articolo uscito su Leggo il 09/05/2016

Prof. Ermanno GrecoLa sentenza della Corte Costituzionale dell’aprile 2014 ed il suo recepimento da parte delle differenti regioni italiane ha reso possibile la esecuzione della fecondazione in vitro eterologa anche in Italia. Di fatto si è ritornato a prima del 2004, quando la legge 40 aveva vietato questa procedura prima possibile costringendo migliaia di coppie a penosi viaggi della speranza nei paesi più disparati spesso anche in centri privi dei normali requisiti di sicurezza che essa richiede. Un’opportunità di cui abbiamo parlato con il Prof. Ermanno Greco, Andrologo Ginecologo Direttore Scientifico del Centro di Medicina della Riproduzione dello European Hospital di Roma.

In cosa consiste la fecondazione in vitro eterologa e quando vi si ricorre?

La fecondazione in vitro eterologa consiste nell’utilizzare in un programma di fecondazione in vitro gameti estranei alla coppia o spermatozoi od ovociti od entrambi (embriodonazione) seguendo indicazioni mediche ben precise. Le indicazioni femminili che giustificano il ricorso alla fecondazione in vitro eterologa sono: menopausa precoce, età materna avanzata, riduzione drastica della riserva ovarica, falliti tentativi di fecondazione in vitro, patologie genetiche di coppia e abortività ripetuta non risolvibili attraverso la diagnosi genetica preimpianto o altre terapie.

Un po’ di numeri. Quali sono le percentuali di successo di una simile fecondazione?

Le percentuali di successo che questa tecnica è in grado di assicurare sono elevatissime: 65% di gravidanza dopo il trasferimento di soli due embrioni, percentuale di aborto non superiore al 10-15 % con una percentuale di bambini nati del 50- 55% ed un tasso di gemellarità intorno al10- 15%.

Quali le caratteristice essenziali della donatrice?

Per assicurare il giusto successo è molto importante l’età di chi dona gli ovociti. Si sa, infatti, che il principale fattore di insuccesso della fecondazione in vitro sono le anomalie genetiche delle uova normalmente presenti in tutte le donne ma la cui frequenza aumenta con l’aumentare dell’età materna. Pertanto l’età della donatrice, la cui fertilità deve essere comprovata da precedenti gravidanze, non deve mai superare i 35 anni anni (come peraltro la legge impone) ed i risultati migliori si ottengono con ovociti di donne con età compresa tra i 25 ed i 32 anni. La maggior parte dei cicli effettuati in Italia fino ad oggi, circa 200 nel nostro Centro, è stata eseguita mediante l’utilizzazione di ovociti congelati. Gli studi scientifici internazionali e le nostre casistiche non evidenziano alcuna differenza nei risultati clinici tra l’utilizzo di ovociti freschi o di ovociti congelati tramite tecnica di vitrificazione.

Come la donna deve prepararsi all’impianto?

La preparazione all’intervento della donna è molto semplificato in quanto consiste nell’effettuare in maniera ambulatoriale il solo transfer eco guidato dell’embrione senza prelievo ovocitario. Il successo della tecnica consiste in una idonea preparazione del tessuto presente all’interno dell’utero detto endometrio che avviene tramite la sommininistrazione di ormoni estrogeni per via orale o in cerotti da quando vengono le mestruazioni. Lo spessore dell’endometrio deve essere sempre superiore ai i 7/8mm per garantire una buona percentuale di successo. In caso in cui questo non si riesca ad ottenere meglio sospendere il trattamento.
Se la donna ha ancora il ciclo mestruale viene generalmente soppressa con la somministrazione di un farmaco che va praticamente ad inibire il normale meccanismo di controllo ipofisario del ciclo intorno al 21giorno del ciclo precedente alla preparazione endometriale. Se la donna non possiede più il normale ciclo deve essere preparata precedentemente con una terapia sequenziale di estrogeni e progesterone per due mesi precedenti il trattamento di fecondazione in vitrea fine di ristabilire il corretto trofismo uterino.

Esistono tecniche per aumentare le percentuali di successo del trattamento?

Se si vuole ottimizzare il successo il trattamento può essere preceduto da una tecnica detta graffio o pipelle assolutamente indolore che consiste nel provocare nel ciclo precedente il trasferimento degli embrioni una sorta di infiammazione chimica a livello dell’endometrio in grado di produrre alcune sostanze che hanno un ruolo specifico nell’impianto dette citochine. Questa tecnica è in grado di aumentare di circa il 10% il successo di un trattamento di fecondazione eterologa ed è consigliabile in tutte quelle donne che hanno già effettuati trattamenti ed non ottenuto il successo sperato. In questa particolare categoria di pazienti è anche possibile effettuare un test in grado di valutare la corretta recettività endometriale (Era test).

Che tipo di esami preparatori deve eseguire la donna per sottoporsi alla fecondazione in vitro eterologa?

Non bisogna erroneamente pensare, come purtroppo spesso avviene, che la donna che si sottopone ad un programma di fecondazione in vitro eterologa non debba effettuare nessun esame affinché questa procedura possa ottenere sia le massime percentuali di successo che essere svolta in regime di massima sicurezza per la donna. I dosaggi ormonali della prolattina e degli ormoni tiroidei sono fondamentali per verificare che una volta che l’embrione s’impianta poi la gravidanza evolva normalmente senza interruzioni. Bisogna anche verificare che nel sangue della donna non esistano particolari sostanze dette anticorpi che possono determinare un vero e proprio rigetto nei confronti degli embrioni una volta trasferiti nell’utero. La presenza di queste sostanze richiede infatti specifiche terapie a base in genere di sostanze cortisoniche. Particolare attenzione va prestata ad una condizione particolare di ipercoagulazione del sangue detta trombofilia che può rendere rischiosa la terapia estro progestinica in quanto aumenta il rischio trombotico nella paziente che va assolutamente prevenuta con una adeguata terapia a base di anticoagulanti. Le normali condizioni anatomiche dell’utero vanno preventivamente verificate con un esame specifico detto isteroscopia. Riteniamo di fondamentale importanza anche una consulenza specialistica psicologica per testare il giusto stato di equilibrio psicologico della coppia mediante opportuni test di valutazione della personalità (MMPI).

E per quando riguarda l’uomo?

Anche il partner maschile deve sottoporsi a specifici test per assicurare il più corretto svolgimento del trattamento di fecondazione in vitro. Un corretto esame del liquido seminale ad esempio può indicare quale è il metodo biologico per selezionare gli spermatozoi migliori da inseminare artificialmente negli ovociti. Particolari tecniche di iperingrandimento microscopico degli spermatozoi possono essere oggi utilizzate qualora la qualità degli spermatozoi sia particolarmente scarsa. In questi casi è molto utile anche valutare la qualità del DNA degli spermatozoi sia in termini qualitativi (test di frammentazione) sia in termini quantitativi per valutare il corretto assetto cromosomico degli spermatozoi (FISH test). Nel partner maschile deve essere valutato anche il corretto assetto cromosomico generale attraverso il cariotipo ed anche l’eventuale presenza delle due malattie genetiche più comuni in Italia come l’anemia mediterranea e la fibrosi cistica.

Anche la donatrice deve sottoporsi a degli esami per garantire la qualità degli ovociti. Quali

Molta preoccupazione desta la qualità degli ovociti che verranno utilizzati per la donazione. La donatrice viene sottoposta ad esami specifici in grado di verificare la presenza delle malattie infettive più importanti come l’epatite B, l’epatite C, l’HIV, il citomegalovirus e la sifilide. L’eventuale presenza di queste infezioni non viene testata attraverso lo studio degli anticorpi ma direttamente testando gli acidi nucleici che sono in grado di vedere immediatamente l’eventuale presenza delle particelle virali nel sangue della donatrice. In questa vengono anche valutate le malattie genetiche più diffuse come l’anemia mediterranea e la fibrosi cistica ed il normale assetto cromosomico per assicurare maggior tasso di gravidanza, meno rischio di aborto, minori rischi di anomalie genetiche fetali. L’eventuale presenza di anomalie genetiche più rare viene generalmente testata mediante un accurata anamnesi familiare della donatrice. Nel nostro centro è anche possibile effettuare il cosiddetto matching genetico, che consiste nel valutare sulle donatrici fino a 500 malattie genetiche e confrontarle con quelle del partner maschile.

Come viene scelta la donatrice e quali sono le regole da rispettare?

Esistono alcune regole fondamentali per chi decide di donare, la gratuitità o un rimborso spese, l’anonimato, la tracciabilità del materiale biologico utilizzato, l’impossibilità di donare per più di sei volte o al massimo di dieci bambini nati dalla stessa donatrice. E’ consigliabile comunque per chi si sottopone a questa tecnica il congelamento del cordone ombelicale che potrebbe un domani essere un utile fonte di cellule staminali stante l’anonimato della donatrice.
Le donatrici vengono normalmente scelte in base alla compatibilità dei gruppi sanguigni e delle caratteristiche somatiche di chi riceve (altezza, peso, colore dei capelli, occhi,pelle). Se non si ha a disposizione una donatrice rispondente alle esigenze mediche del programma gli ovociti possono provenire anche da banche estere opportunamente certificate secondo la normativa europea. 

Si può ricorrere anche a una fecondazione eterologa di tipo maschile. Quali le tappe da seguire?

La fecondazione eterologa maschile viene effettuata in caso di azoospermia assoluta che è quella condizione in cui gli spermatozoi non sono più presenti né nel liquido seminale né nel testicolo del paziente. E’ ormai consolidato scientificamente che nel 60/70% dei pazienti nel liquido seminale questi possono essere ritrovati con successo, a prescindere della causa dell’azoospermia, nel tessuto testicolare del paziente.
Il tessuto testicolare viene prelevato mediante un intervento chirurgico detto TESE o MICROTESE se effettuato con il microscopio. Generalmente questa tecnica veniva effettuata prima della possibilità dell’eterologa prima di sottoporre il partner femminile alla stimolazione ormonale per avere la certezza di avere degli spermatozoi utilizzabili per la inseminazione ovocitaria in vitro. Il materiale testicolare doveva essere pertanto congelato prima del suo utilizzo e poi successivamente scongelato quando venivano prelevati. Oggi se la coppia è favorevole all’eterologa maschile le due tecniche, prelievo ovocitario e prelievo testicolare, possono essere effettuate contestualmente in quanto si sa che gli ovociti potranno essere sempre inseminati o con materiale biologico (spermatozoi) omologo od eterologo. Ciò consente di accorciare i tempi del trattamento di fecondazione in vitro e di ottimizzare la qualità degli spermatozoi testicolari soprattutto in termini di vitalità particolarmente importante quando la qualità degli spermatozoi testicolari risulti scarsa.

Come si scelgono i donatori?

Per la scelta dei donatori valgono le stesse regole della donazione femminile. Nel caso in cui venga effettuata una eterologa maschile per assicurare maggiori percentuali di successo può essere effettuata anche una tecnica di diagnosi genetica preimpianto. Questa tecnica permette di valutare il corretto assetto cromosomico dell’embrione e quindi di trasferire in utero l’embrione di migliore qualità assicurando il 70% circa di gravidanza anche con un transfer di un singolo embrione.

Prof. Ermanno Greco
Medicina e Biologia della Riproduzione

European Hospital Roma

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