Fecondazione assistita eterologa, nati i primi due bambini in Italia
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  • 10 Marzo, 2015

Si tratta di due gemelli, un maschio e una femmina. Il parto è avvenuto a Roma. I neonati e la mamma stanno bene

ROMA – Sono due gemelli, un maschio e una femmina, i primi due bambini italiani nati con la fecondazione assistita eterologa. E’ avvenuto a Roma nella clinica Alma Res Fertility, diretta da Pasquale Bilotta. Un traguardo reso possibile dalla sentenza della Corte Costituzionale del 9 aprile scorso che ha dichiarato illegittima la norma della legge 40 che vietava questa tecnica. E la notizia della nascita dei due bimbi coincide con l’undicesimo anniversario della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, entrata in vigore il 10 marzo del 2004.
I due bambini, che sono in buone condizioni di salute, ha spiegato Bilotta, sono nati da una donna di 47 anni che tentava da 15 anni di avere un figlio. La gravidanza è stata possibile attraverso la donazione di ovociti a fresco con la tecnica Icsi. E’ stato utilizzato il trasferimento in utero di due embrioni allo stadio di blastocisti, cioè mantenuti in incubatore nel laboratorio fino al quinto giorno di sviluppo. Il parto è avvenuto prematuramente alla 36ma settimana mediante taglio cesareo, per un distacco di placenta. I bambini e la mamma sono ora “in perfetta salute”.
Dopo le polemiche seguite alla sentenza della Consulta, la notizia arrivata da Roma è accolta con soddisfazione da Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni.  “Mi auguro – commenta – che su questa bella notizia non si scatenino sterili polemiche, ma tutti esprimano gioia per la nascita di questi gemelli. Ricordo quanto ha scritto la Consulta nella sentenza di cancellazione del divieto di fecondazione eterologa dello scorso aprile: ‘Deve anzitutto essere ribadito che la scelta di tale coppia diventare genitori e di formare una famiglia che abbia anche dei figli costituisce espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi, libertà che, come questa Corte ha affermato, sia pure ad altri fini ed in un ambito diverso, è riconducibile agli articoli 2, 3 e 31 della Costituzione'”.
Come si è arrivati alla nascita dei due bambini. I genitori dei gemellini si erano rivolti a Bilotta nei primi mesi del 2014. “La fertilità della donna era risultata del tutto compromessa oltre che dall’età, 47 anni, anche da una riserva ovarica (produzione di ovociti) drasticamente ed irrimediabilmente danneggiata da una patologia a carico delle ovaie, l’endometriosi, responsabile del 45% dei casi di infertilità femminile”, spiega Bilotta.
La coppia è stata quindi sottoposta a fecondazione assistita eterologa con donazione di ovociti ottenuti a fresco mediante tecnica Icsi. Bilotta è stato coadiuvato dall’embriologo, Luigi Muzii e dalla ginecologa Talia Capozzolo. “È stato utilizzato – aggiunge il medico – il trasferimento in utero di due embrioni allo stadio di blastocisti, cioè mantenuti in incubatore nel laboratorio sino al quinto giorno di accrescimento. Tecnica, questa, che incrementa in modo significativo le percentuali di successo della procedura”. Per la fecondazione, prosegue, “è stato utilizzato il liquido seminale del marito. La selezione della donatrice, come suggerito dalle linee guida delle società scientifiche internazionali, è avvenuta basandosi sulla compatibilità del gruppo sanguigno e considerando le caratteristiche fenotipiche della donna ricevente, cioè colore degli occhi e dei capelli, carnagione, corporatura. Tutte le donatrici sono state sottoposte ad analisi generali, genetiche, metaboliche ed infettive ed hanno ricevuto un rimborso spese, come indicato dalla attuale normativa”.
A luglio l’esito del test di gravidanza è risultato positivo, con valori molto elevati di beta hcg, in accordo con il riscontro ecografico di una gravidanza gemellare, il cui decorso è stato seguito molto da vicino da Bilotta e dalla sua equipe in quanto la gravidanza è stata complicata sotto diversi punti di vista. Per mutazioni genetiche, in primo luogo, che comportavano un elevato rischio trombotico per la gestante, e, in secondo luogo, per l’età e la gemellarità che rappresentano un aumentato fattore di rischio per tutte le donne in gravidanza.
Novità in arrivo per la legge 40. Sottoposta a referendum, la legge 40 è stata uno dei provvedimenti più contestati della storia repubblicana, tanto da essere “smontata” pezzo per pezzo nelle aule di tribunale per ben 33 volte. Da quelli di primo grado fino alla Corte Costituzionale e alla Corte europea dei diritti di Strasburgo, i giudici hanno eliminato quattro divieti, tra cui l’ultimo è stato quello di fecondazione assistita. Ma le battaglie giudiziarie non sono ancora terminate. Come spiega una scheda dell’associazione Luca Coscioni, che ha seguito legalmente diverse coppie in questi anni, è prevista per il 14 aprile infatti l’udienza davanti alla Consulta in cui verrà discussa la legittimità costituzionale del divieto diagnosi preimpianto per le coppie fertili con patologie genetiche trasmissibili ai figli, e si è in attesa di udienza sia presso la Consulta che la Grand Chambre della Corte europea per il divieto di utilizzo degli embrioni per la ricerca scientifica e la revoca del consenso. In questi anni, sono stati eliminati il divieto di produzione di più di tre embrioni e crioconservazione, l’obbligo contemporaneo di impianto di tutti gli embrioni prodotti, il divieto di fecondazione eterologa e di accesso alla diagnosi pre-impianto per le coppie infertili, mentre è rimasto in vigore il divieto di accesso alla fecondazione in vitroper i single e le coppie omossesuali.
“E’ un bilancio positivo quello di questi 11 anni – afferma Filomena Gallo – perché sono stati cancellati i divieti più brutti, grazie al lavoro delle associazioni di pazienti come la nostra, a cui si sono rivolte molte coppie. E’ stata una battaglia per la libertà di accesso alle tecniche e di garanzia del rispetto del diritto alla salute”. Questi 11 anni hanno però evidenziato, conclude Gallo, “la distanza e l’inadeguatezza del Parlamento sui temi che riguardano la libertà delle persone. Sarebbe opportuno che intervenisse prima della Consulta, ma credo che rimarremo delusi ancora una volta”.

Fonte: Repubblica.it – 09 Marzo 2015

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